A partire dalla fine della Seconda guerra mondiale,l'Italia ha conosciuto profondi cambiamenti economici,che da Paese ancora per molti versi arretrato,con un reddito pro-capite pari solo al 36% di quello statunitense ed il 42,2% della popolazione impiegata nell'agricoltura ancora nel 1951,l'hanno portata a diventare una delle maggiori potenze industriali.
Il progressivo ridimensionamento del settore primario (agricoltura,allevamento e pesca) a vantaggio di quello industriale e terziario (in particolare,nel periodo del boom economico) si è accompagnato a massicce migrazioni interne,dal Meridione del Paese verso le aree industriali del centro-nord,ed oggi anche dall'estero.La fase di industrializzazione è arrivata a compimento negli anni ottanta,quando è cominciata la terziarizzazione dell'economia italiana,con lo sviluppo dei servizi bancari,assicurativi,commerciali,finanziari e della comunicazione.
L'economia italiana è la settima al mondo per prodotto interno lordo,ma la decima a parità di potere d'acquisto).L'Italia è classificata come Paese industrializzato,sebbene presenti caratteristiche sue proprie che la rendono diversa dalla media degli altri Paesi del G8,dell'Unione Europea e dell'OCSE.è inoltre un Paese fortemente orientato al commercio estero,essendo sesta al mondo per valore delle esportazioni e settima per valore delle importazioni.
L'industria italiana è dominata da piccole e medie imprese (PMI),per lo più di tipo manifatturiero,mentre le grandi imprese sono molto poche.Si tratta del cosiddetto dualismo industriale.Di recente,le PMI sono state messe sotto pressione dalla crescente concorrenza proveniente dai Paesi emergenti,soprattutto quelli dell'Asia orientale (Cina,Vietnam,Thailandia),che proprio sul settore manifatturiero hanno puntato per il loro sviluppo,grazie al basso costo del lavoro.Le imprese italiane hanno reagito in parte esternalizzando la produzione o delocalizzandola in Paesi in via di sviluppo,in parte puntando su produzione di qualità.
Inoltre il sistema economico italiano soffre di molte rigidità che ne limitano la competitività.Tra queste l'elevata pressione fiscale,l'enorme debito pubblico e la scarsa flessibilità del mercato del lavoro.Per alcuni economisti anche la frammentazione delle imprese è un freno alla crescita.